Refine
Document Type
- Article (2)
Has Fulltext
- yes (2)
Is part of the Bibliography
- no (2)
Keywords
- settler colonialism (2) (remove)
Institute
- Gesellschaftswissenschaften (2) (remove)
This article analyzes and criticizes the temporal orientation of Catherine Lu’s theory of colonial redress in Justice and Reconciliation in World Politics. Lu argues that colonial historic injustice can, with few exceptions, justify special reparative measures only if these past injustices still contribute to structural injustice in contemporary social relations. Focusing on Indigenous peoples, I argue that the structural injustice approach can and should incorporate further backward looking elements. First, I examine how Lu’s account has backward-looking elements not present in other structural injustice accounts. Second, I suggest how the structural injustice approach could include additional backward-looking features. I presuppose here, with Lu, that all agents connected to an unjust social structure have a forwardlooking political responsibility to reform this structure, regardless of their relation (or lack thereof) to victims or perpetrators of historic injustice. However, I suggest that agents with connections to historic injustice can occupy a social position that makes them differently situated than other agents within that same structure, leading to differences in how these agents should discharge their forward-looking responsibility and differentiated liability for failure to do so. Third, I argue that Lu obscures the importance of rectifying material dispossession. Reparations, pace Lu, can be justified beyond a minimum threshold of disadvantage. Theorists of settler colonialism and Indigenous scholars show how the dispossession of Indigenous land can be seen as a structure that has not yet ended. I conclude by arguing that rectification can be a precondition for genuine reconciliation.
La distinzione fra apollineo e dionisiaco è ritornata di moda grazie a Friedrich Nietzsche, che se ne è servito nella sua famosa opera La nascita della tragedia dallo spirito della musica. Questo scritto, tuttavia, non persegue affatto l’intento di contribuire a comprendere questi concetti, ma si serve di questa distinzione per spiegare due aspetti di colonialismo d’insediamento in forma di stato, con particolare riferimento all’esempio dell’Africa Sud Occidentale e della sua capitale Windhoek. Come è noto, Apollo veniva considerato il Dio del sole e della ragione, mentre Dionisio era visto come il Dio dell’ebbrezza e dell’estasi. Nel presente contesto, l’apollineo rappresenta il sogno utopico di potere di stato coloniale, comportante il diritto assoluto all’uso della forza, a giudicare, a proteggere ed a praticare una politica attentamente pianificata, mentre il dionisiaco rappresenta, grosso modo, la mentalità pionieristica dei coloni e le loro tendenze anomiche, derivanti alla fin fine dall’illegittimità incontrastata dell’intero progetto coloniale. Nello stesso tempo questo scritto si avvale di un altro contrasto: giorno e notte. È usato in senso metaforico – ma non esclusivamente. E mentre il primo rispecchia “il regno della luce”, basato sul potere dello stato e su una vita pubblica che evidenzia le caratteristiche di società civile, la seconda rappresenta la fase del giorno in cui la notte scende ed il controllo da parte dello stato viene a cessare del tutto, mentre la «vita coloniale sotterranea» si risveglia.