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Il saggio approfondisce l’opera di due artisti fondamentali degli ultimi decenni, ovvero Antoni Tàpies e Bill Viola. La loro produzione artistica riesce a sfuggire alla condanna che Th. W. Adorno fa di tutti quei movimenti che rimettono in questione il concetto di arte e la nozione di opera. Questi due artisti salvano lo statuto dell’arte nella società post-industriale, vale a dire in un momento in cui le trasformazioni profonde del sistema culturale rischiano di minacciare la sopravvivenza della creazione artistica, come se la razionalità estetica non potesse che abdicare davanti alla razionalità strumentale. Sono pochi i pittori che come Antoni Tàpies riescono a infondere alla materia inanimata un’irradiazione e una capacità di evocazione tanto intense, mentre per Bill Viola tutte le opere d’arte rappresentano cose invisibili e la stessa tecnologia digitale non è altro che una forma più pura per avvicinarsi a quelle realtà non fisiche e non visibili che stanno sotto alle cose visibili del mondo. La scommessa di Tàpies e Viola riguarda la sopravvivenza dell’arte nell’universo mercantile di una società sempre più amministrata e sottoposta agli imperativi economici; la loro produzione pare mirata a renderci consapevoli della nostra mortalità, offrendo immagini in grado di mettere in connessione la dimensione sensibile e quella spirituale, il visibile e l’invisibile, aprendo lo spazio a una trascendenza che sembrava completamente svanita.
We analyze the relations between ethnographic data and theory through an examination of materiality in research practices, arguing that data production is a form of material theorizing. This entails reviewing and (re-)applying practice-theoretical discussions on materiality to questions of ethnography, and moving from understanding theory primarily as ideas to observing theorizing in all steps of research practice. We introduce “pocketing” as a heuristic concept to analyze how and when ethnographic data materializes: the concept defines data’s materiality relationally, through the affective and temporal dimensions of practice. It is discussed using two examples: in a study on everyday architectural experience where ethnographic data materialized as bodies affected by architecture; and in a study on digital cooperation where research data’s materialization was distributed over time according to the use of a company database. By conceptualizing data’s materiality as practice-bound, “pocketing” facilitates understanding the links between data and theory in ethnographic data production.